La Cantina

La Cantina

In una vecchia cantina, sotto le copertelle, abbiamo organizzato l’Enoteca e la Bottega dei Prodotti Tipici. Abbiamo pensato di mettere a disposizione dei clienti, alcune primizie e bontà che utilizziamo nel nostro ristorante. Pasta di farro, Olio extravergine di Oliva, Lenticchia, Cicerchia, Orzo, Marmellate, Succhi di frutta, Verdure, Cioccolato, ecc.

Le Marche del vino

Prestigiosi autoctoni come il Verdicchio, il Lacrima di Morro d’Alba, o la Vernaccia di Serrapetrona, prima Docg regionale. Vitigni riscoperti e balzati agli onori delle cronache come il Pecorino o la Passerina. E ancora il Rosso Conero e il Conero Riserva Docg, due grandi rossi nati nei vigneti di appena 7 comuni della provincia di Ancona, all’ombra dell’omonimo promontorio a picco sul mare Adriatico.

Sono queste e molto altro ancora le Marche del vino. Un’isola felice nel cuore d’Italia, punto d’incontro di civiltà e tradizioni differenti, con i monti e le colline che degradano verso la costa, le spiagge e le città d’arte, ma soprattutto un grande territorio, matrice sicura per grandi vini.

Con quattordici Doc e due Docg diffuse su tutto il territorio le Marche confermano quindi l’alto livello raggiunto dalla vitivinicoltura regionale, capace di rendere la vigna e il vino i più genuini rappresentanti della cultura e delle tipicità di chi con passione li coltiva e dà loro vita.

CARTA DEI VINI

SCARICA IL PDF
Il Montepulciano è il vitigno di riferimento del piccolo comprensorio che abbraccia il Monte Conero, nella versione Riserva si è inteso esprimere tutto il suo potenziale per cui in prevalenza si utilizzano uve Montepulciano in purezza. La selezione delle uve è affidata all’esperienza che indica le particelle della vigna in posizione migliore a cui segue una raccolta delle uve posticipata rispetto alla doc. Occorre infatti una maturazione ottimale con piena concentrazione degli zuccheri nell’acino, unita ad un ottimale corredo tannico e polifenolico che, combinandosi con le essenze del legno, per un periodo minimo di 12 mesi e 6 mesi in bottiglia, consentono di ottenere un vino di grande caratura, capace di mantenersi per lunghi anni.
È la denominazione che esprime la territorialità di Ancona, capoluogo delle Marche. L’area di produzione è limitata, circoscritta al comprensorio del Monte Conero, unico promontorio della costa italiana Adriatica compresa tra Trieste ed il Gargano. Condizioni ambientali uniche, caratterizzate da un’esposizione esemplare alla luce e alle brezze marine nonché alla composizione dei terreni in prevalenza calcareo argillosi a bassa fertilità, assicurano la piena maturazione delle uve soltanto con un contenuto carico di grappoli per vite. Il vino ha colore, corpo e discreta tannicità, che si confondono nella totale fragranza dell’esuberanza giovanile. È un vino che non necessariamente impiega per il suo affinamento l’uso del legno, presentando comunque una buona evoluzione in bottiglia.
Documenti storici risalenti al XII secolo, durante l’assedio di Ancona da parte dell’esercito di Federico Barbarossa, che scelse come propria dimora fortificata il Castrum Morro (l’attuale Morro d’Alba) testimoniano come il vino rosso del luogo fosse già apprezzato. Dal 1985 il vitigno Lacrima di Morro e/o di Morro d’Alba rientra in una denominazione posta al centro della provincia di Ancona che consente di mantenere l’antica tradizione di produrre tre distinte tipologie:
• “Lacrima di Morro d’Alba”, dall’inconfondibile bouquet con la viola e la rosa in evidenza, d’annata;
• “Superiore” con un bouquet più complesso, dove si riconoscono frutti di bosco ed un corpo di maggior struttura;
• “Passito” ottenuto per appassimento naturale.
Il vino Lacrima rappresenta un momento di grande attenzione, per la capacità di porsi alla ribalta nazionale, e non solo, in funzione della sua grande personalità.
Il Verdicchio nella versione Riserva esprime il grande potenziale che caratterizza e distingue uno dei più grandi vini bianchi italiani e non solo. La selezione delle uve avviene in vigna privilegiando le particelle che l’esperienza del viticoltore segnala come ottimali per completare una maturazione che nelle annate favorevoli arriva ai limiti di una vendemmia tardiva. Il riserva docg è il vino bianco capace di evolversi con il tempo attraverso i complessi mutamenti frutto della “terziarizzazione” delle sue componenti aromatiche. Dalle percezioni olfattive delicatamente fruttate, tipiche del verdicchio giovane, già dal secondo anno, raggiunge la maturità, con note vegetali e minerali in continua evoluzione, anche oltre i dieci anni dalla vendemmia, mantenendo un colore tenue dalle ”nuances” verdoline, luminosissimo a dispetto degli anni trascorsi, come si conviene ai grandi vini.
Il Verdicchio è conosciuto tra i grandi vini bianchi italiani per la sua inconfondibile e ricca personalità e soprattutto per la sua sorprendente versatilità. Nella primavera successiva alla vendemmia, è possibile gustarlo nella sua fragrante e sapida giovinezza e quando l’affinamento prolungato in cantina prevede un imbottigliamento in estate o a fine estate, ecco il Verdicchio che offre un grande equilibrio gustativo, frutto di una maturazione che generalmente avviene con una sosta del vino in vasca e/o in serbatoi di acciaio e talvolta in grandi botti di legno. Sono ben cinque le tipologie di Verdicchio previste:
• Verdicchio dei Castelli Di Jesi
• Verdicchio dei Castelli Di Jesi Classico
• Verdicchio dei Castelli Di Jesi Classico Superiore
• Verdicchio dei Castelli Di Jesi Passito
• Verdicchio dei Castelli Di Jesi Spumante
“Un bianco vestito di rosso”, questa la descrizione di sintesi fornita dagli enologi che operano sul nostro territorio. Il Verdicchio, nella versione “riserva”, esprime una personalità più complessa frutto di una selezione delle uve proveniente da microzone differenziate e particolarmente vocate, in cui, generalmente, la vendemmia si protrae oltre la seconda metà di Ottobre. E’ solo con il tempo e con la cura e l’attenzione per la sua maturazione che il Verdicchio di Matelica Riserva evolve prima in vasca e poi in bottiglia per esprimere una complessità capace di regalare sensazioni gusto-olfattive frutto di una terziarizzazione delle componenti aromatiche e dei suoi principali costituenti che gli conferiscono grandissima longevità. Nelle grandi annate può superare i vent’anni di evoluzione.
Dall’Archivio di Stato di Macerata, atti notarili testimoniano la coltivazione del Verdicchio, nel comprensorio di Matelica, già nel 1579. Sono almeno tre le considerazioni importanti che permettono di distinguere il Verdicchio di Matelica da quello dei Castelli di Jesi:
• La prima è di carattere quantitativo, la superficie vitata del primo è dieci volte inferiore;
• La seconda è data dalle condizioni pedoclimatiche, poiché il comprensorio di Matelica è l’unico in tutte le Marche che corre parallelo alla costa Adriatica, nel senso che non c’è comunicazione con il mare e di conseguenza il clima è di tipo continentale;
• La terza è che l’enclave di Matelica ha prodotto nel corso del tempo una particolare selezione del vitigno Verdicchio, frutto dell’adattamento delle diversissime condizioni pedoclimatiche, confrontate con quelle del fratello di Jesi.
La Vernaccia di Serrapetrona è un vino unico perché non esiste in Italia un altro vino rosso spumante d.o.c.g. Unico perché la sua tecnica di produzione prevede ben tre fermentazioni: la prima in vendemmia, la seconda dopo l’appassimento naturale delle uve selezionate allo scopo, la terza in autoclave, per la presa di spuma. La vinificazione della Vernaccia Nera di Serrapetrona risale al XV secolo, ed è lo stereotipo del prodotto tipico per eccellenza, cioè non riproducibile altrove. Vuoi per la sua storia, e per la conformazione di quel particolare centro che è Serrapetrona impossibile da descrivere e straordinario da vivere.
La suindicata denominazione, nella tipologia “Ribona”, rappresenta l’intero territorio della Provincia di Macerata, con un’escursione nella provincia di Ancona, limitatamente al comune di Loreto. I versanti collinari con esposizione a levante-mezzogiorno rappresentano l’habitat ideale per i vigneti di Ribona (Maceratino). Il disciplinare prevede anche le tipologie:
• “Passito”, ottenuto da uve appassite naturalmente, con resa uva/vino pari al 40%;
• “Spumante”, ottenuto da rifermentazione naturale, con permanenza sui lieviti per almeno tre mesi; l’intero ciclo di produzione deve risultare non inferiore ai sei mesi.
La denominazione inoltre contempla la tipologia “Bianco”, con uvaggio Ribona minimo 70%, il restante 30% con l’apporto di vitigni di cui a lato, da soli o congiuntamente.
La suindicata denominazione condivide la stessa area di produzione della docg. Si ottiene da un uvaggio minimo dell’80% di Vernaccia Nera di Serrapetrona; per il restante 20% possono concorrere altre uve a bacca nera idonee alla coltivazione nella regione Marche. Il vino è secco e di buona beva già dopo il primo anno dalla vendemmia; quando viene affinato in legno già dal secondo anno si presenta avvolgente e speziato, ed è predisposto con un buon affinamento in bottiglia, ad una conservazione per 3-5 anni.
La DOC Rosso Piceno è la prima nata sul nostro territorio. Ne abbiamo notizia fin dall’antichità e il suo nome si fa risalire proprio alla popolazione preromana dei Piceni. Si tratta di una DOC prestigiosa, istituita dal Disciplinare nel 1968 e poi modificata successivamente. La sua tipologia Rosso Piceno Superiore si produce in una zona circoscritta: soltanto 13 comuni della provincia di Ascoli Piceno sono infatti ammessi. Si differenzia dalla DOC Rosso Piceno per un ulteriore periodo di affinamento in legno che arricchisce il vino di sentori e profumi ancora più intensi e sfaccettati, donandogli un carattere unico. La sua origine e l’impiego in blend di Montepulciano e Sangiovese fanno di questo rosso il principe del territorio piceno, che da sempre è vocato alla produzione di questi vitigni. Il disciplinare prevede la seguente composizione: Montepulciano in percentuale variabile dal 35% al 85% e Sangiovese in percentuale dal 15% al 50%. Possono concorrere da soli o congiuntamente, fino a un massimo del 15%, tutti gli altri vitigni non aromatici a bacca rossa raccomandati e/o autorizzati nelle rispettive province di coltivazione
Nasce principalmente da uve Passerina, che possono essere eventualmentevinificate anche in purezza, a cui viene aggiunta una minima percentuale di altri vitigni a bacca bianca. È un vino ricco di sfaccettature che si presenta fermo, spumante o passito. Nella sua versione ferma si apprezza tutto il patrimonio acidico tipico di quest’uva e la delicatezza dei profumi. Nella versione spumantizzata, la piacevolezza delle bollicine rende ancora più gradevole la freschezza del vino. Ma è probabilmente il vino passito che riserva le sorprese più grandi: le tecniche di vinificazione e il periodo di affinamento in legno ne modificano visibilmente le caratteristiche sensoriali, rendendo evidenti i tratti di dolcezza e di setosità che nelle altre tipologie restavano in secondo piano. Il disciplinare prevede la presenza di uve Passerina per almeno l’85%. Possono concorrere alla produzione altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Ascoli Piceno e Fermo fino a un massimo del 15%
E’ il fiore all’occhiello di questa DOC: la riscoperta di questo vitigno, avvenuta solo in anni recenti, ha permesso di esaltare e far conoscere le peculiarità di questo vino che in passato non veniva vinificato in purezza. Si è rivelato un bianco di carattere, con tratti distintivi così intesi da farlo associare facilmente ai vini rossi: un alto tenore zuccherino che ne eleva la gradazione alcoolica, sempre al di sopra dei 13°, un buon corpo e un elevato tenore acidico. Ne nasce un vino sorprendentemente longevo, potente e piacevolmente sapido. Il disciplinare prevede che venga prodotto con uve Pecorino per almeno l’85%. Possono concorrere alla produzione altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, raccomandati e/o autorizzati per la provincia di Ascoli Piceno e Fermo fino a un massimo del 15%